20 anni fa, nel luglio 2004, veniva eletto per la prima volta tra le fila del consiglio comunale di Cervia ricevendo il primo incarico istituzionale. Oggi, all’età di 39 anni, è il candidato presidente del centrosinistra alle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna. È stato accolto da un lungo applauso Michele de Pascale, che venerdì sera con la sua intervista pubblica ha inaugurato la Festa dell’Unità di Ravenna riempiendo la sala dibattiti del Pala de Andrè. Tanti i temi toccati: dalle elezioni regionali agli anni da sindaco, dai temi prioritari nella sua campagna elettorale all’alluvione in Romagna.
“Il balletto del governo sulla data delle elezioni crea confusione”
“La prima cosa, prima di pensare a chi votare, è fare andare la gente a votare – ha attaccato de Pascale introducendo l’argomento astensionismo – Le ultime due tornate elettorali regionali sono state molto diverse fra loro: la prima, dopo le dimissioni di Vasco Errani, segnata da un’affluenza devastante, sotto il 40%; eravamo in una competizione con un vincitore già annunciato e in un clima di discredito per via dell’indagine sulle “spese pazze”; 5 anni dopo avevamo un campo politico disastrato, un presidente uscente molto forte (Bonaccini, ndr) e una Lega che viaggiava a mille con Salvini, con un’affluenza che superò il 70%. Quella di questa tornata è una sfida che stiamo ancora costruendo: quello che sto cercando di fare è essere presente, ascoltare, mobilitare persone che vogliono candidarsi, perché abbiamo bisogno di partecipazione da parte della gente, e ce la metterò tutta per far sì che l’affluenza sia alta”. E in merito all’appello del governo alle regioni sull’election day critica: “Questo balletto del governo sulla data delle elezioni inizialmente poteva avere un fine nobile, adesso sta producendo l’effetto opposto. Basta sparare date diverse tutti i giorni, si rischia solo di creare confusione e non vorrei che fosse proprio questa la strategia. Le elezioni in Emilia-Romagna saranno il 17 e il 18 novembre, sarebbe bello che anche Liguria e Umbria, che sono arrivate dopo, si unissero a questa data”.
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La priorità numero uno? “La sanità”
Se dovesse indicare un solo motivo per cui ha scelto di candidarsi alle regionali, de Pascale non ha dubbi: la sanità. “Nei prossimi 5 anni in regione dovremo combattere la battaglia del Piave sulla difesa della sanità pubblica. Ci giochiamo l’identità e la storia della nostra regione: la difesa della salute universalistica è l’identità dell’Emilia-Romagna, e questo obiettivo in questo momento sta saltando completamente con questo governo, anche se le responsabilità non vanno attribuite tutte a questo governo, perché ci sono delle responsabilità significative anche in casa nostra, nel non aver garantito al sistema sanitario tutte le risorse che servivano. Detto questo, non c’è mai stato un governo nella storia della Repubblica che abbia dato così poca attenzione alla salute pubblica come il governo Meloni. E io penso sia più facile cambiare governo piuttosto che fare cambiare questo governo, perché è impossibile dialogare con Fratelli d’Italia. Stiamo girando tutta la regione con 10 proposte di autoriforma”. Per quanto riguarda i Cau “dobbiamo stringere un patto con la medicina generale – dice de Pascale – La chiave di cambiamento è questa, il tema dei Cau di città va rivisto perché più che uno sgravio per i pronto soccorsi è diventato quasi un binario parallelo alla medicina generale. La destra invece come soluzione propone di comprare più prestazioni dal privato definanziando la sanità pubblica. Dobbiamo riuscire a spiegare al paziente qual è la prestazione che gli serve senza che si affidi a Google, aumentando l’appropriatezza”.
Trasporti, la proposta: “Rilanciare i tre aeroporti emiliano-romagnoli”
Il candidato affronta poi il tema trasporti, partendo da ciò che è stato fatto a Ravenna in questi anni: “Il tema centrale delle elezioni del 2016 di Ravenna è stato il porto e su questa partita abbiamo scritto una pagina di storia della città, è la cosa di cui vado più fiero. In Emilia-Romagna abbiamo un aeroporto, quello di Bologna, che sta esplodendo e tre (Forlì, Rimini e Parma) che sono al limite del fallimento. In un mondo che va verso il raddoppio di traffico aereo, mandare a mare i tre aeroporti emiliano-romagnoli è un crimine, anche perché Bologna non potrà mai fare 25 milioni di passeggeri, già oggi è quasi satura. Se si vuole chiudere quei tre aeroporti io sono il candidato sbagliato, se li si vuole rilanciare sono quello giusto, penso di essere in grado di costruire un progetto ambizioso. Va costruito un piano strategico aeroportuale emiliano-romagnolo”. Poi la questione treni con la “battaglia sui pendolari, che sono tutti sfortunati, ma in particolare c’è una parte di Romagna che ha un servizio ferroviario indecoroso, e qui c’è da fare una grande battaglia. Ora che grazie a Bonaccini abbiamo dei treni buoni, è il momento di farli viaggiare”.
Alluvione: “Il prossimo commissario sia chi sarà eletto tra me e Ugolini”
La serata è stata l’occasione per tornare a parlare di alluvione: “Hanno ragione le persone a essere schifate dalle istituzioni che litigano di fronte a questa tragedia – ha ammesso de Pascale – Questo governo nella gestione dell’emergenza ci ha fatto rimpiangere Berlusconi, che mai sarebbe arrivato a strumentalizzare così questa cosa. E’ una vergogna, si deve continuare a dar battaglia. Con l’ultimo stanziamento dall’Europa di 378 milioni di euro bisogna alzare il tetto degli indennizzi ai beni mobili. Ma c’è un altro punto, e dobbiamo prepararci alla battaglia delle battaglie come comunità: durante la pandemia si diceva “mai più un sottofinanziamento alla sanità”, eppure dopo pochi anni si fanno tagli e in piazza non ci sono proteste; facciamo che non succeda anche con l’alluvione, perché oggi manca ancora l’elenco delle opere da fare, il governo non ha ancora stanziato le risorse per realizzarle, a dicembre non si sa chi arriverà come commissario al posto di Figliuolo”. Quindi la proposta: “Dopo le elezioni regionali il commissario dovrà essere chi sarà eletto come nuovo presidente dell’Emilia-Romagna, Ugolini o de Pascale: in tal caso io sono disposto a non parlare più di alluvione in campagna elettorale”.
Sbarchi di migranti e razzismo: “Serve un sistema organizzato”
Per sabato mattina è atteso al porto di Ravenna il 14esimo sbarco di una nave di migranti, e l’occasione nel dibattito è quella di parlare del tema del razzismo: “La comunità ravennate è antirazzista e antifascista nel midollo, anche chi non è di sinistra. Quando Salvini chiuse i porti, io dissi che il porto di Ravenna non sarebbe mai stato chiuso alle persone che rischiano la vita. Perchè senza un approccio umano al tema delle immigrazioni, è impossibile affrontare questo fenomeno. Serve però un sistema organizzato, e su questo anche noi in passato non abbiamo saputo trasformare questa emergenza in un flusso organizzato e legale. Salvini e Meloni hanno cancellato i corsi di lingua italiana e la formazione professionale con l’idea di far diventare tutti clandestini il prima possibile, così nelle statistiche queste persone non risultano e alimentano il razzismo. Noi mostreremo al governo Meloni che, ripristinando i corsi e la formazione professionale, quello che oggi è un fallimento nazionale può diventare un fenomeno di immigrazione organizzato”.
“Manutenzione stradale insufficiente, gap da recuperare”
Una parola anche sulla situazione delle arterie stradali nel Ravennate e sulla recente protesta andata in scena a Marina Romea sul degrado delle strade. “Non dirò “se verrò eletto asfalterò Marina Romea” – scherza il candidato alla presidenza della Regione – La situazione di alcuni nostri lidi è molto deficitaria a livello di manutenzione delle strade, non ne sono orgoglioso. Certo è che Marina Romea è stata costruita dentro a un territorio pinetale e ha caratteristiche molto difficili. Dovranno essere destinate più risorse alle manutenzioni, è vero che nei prossimi tre anni i Comuni avranno 300 milioni di euro di tagli, per cui non sarà facile. A Ravenna in più negli ultimi anni abbiamo assistito a un raddoppio della spesa per l’appoggio scolastico (per garantire a bambini con bisogni speciali la presenza di un educatore qualificato, ndr), per cui Ravenna si è trovata davanti alla scelta di togliere soldi dalla manutenzione per darli all’appoggio scolastico, infatti l’obiettivo è che questo servizio venga garantito dalla Regione. L’altra questione è l’aumento dei costi del Pnrr, grazie al quale ci siamo aggiudicati una enorme quantità di progetti, ma ritrovandoci poi con prezzi aumentatissimi. Ora l’obiettivo è quello di recuperare un gap di manutenzioni che obiettivamente sono state insufficienti”, ammette.
Provincia unica di Romagna? “Sì, ma con le giuste condizioni”
De Pascale, che tra le altre cose è anche presidente Upi (Unione delle province italiane), interviene anche sulla proposta di una Provincia unica di Romagna: “La mia posizione è questa: laddove le province tornassero elettive e se mettersi insieme non significa essere penalizzati dal governo, quindi senza perdere questure, tribunali, comandi provinciali dei carabinieri etc, per me avrebbe assolutamente senso. In ogni caso in Regione serve una legge sulla Romagna, perché in questi anni la Romagna più di qualsiasi altro territorio italiano ha fatto cose insieme, sulla salute, sull’idrico, sul trasporto, sulla cultura, c’è il tema di sistemizzare tutto ciò che la Romagna ha fatto insieme. La comunità romagnola esiste, è coesa e darà un grande contributo al futuro della regione”.
Tasse, “Comuni costretti ad alzare l’aliquota al massimo”
Capitolo tributi e tasse: “Oggi gli enti locali vivono quasi solo di trasferimenti statali – dice il sindaco di Ravenna -, per cui i Comuni sono stati costretti a portare tutti l’aliquota al massimo, con i tagli fatti da tutti i governi. I margini di manovrabilità fiscale sono molto bassi, e questa è una frustrazione per gli amministratori locali. Noi siamo un paese in cui più volte abbiamo promesso con retorica riduzioni fiscali, ma anche un paese in cui se hai un anziano non autosufficiente che ha bisogno di una struttura residenziale o trovi una risposta pubblica che però copre una piccolissima parte della domanda, o vai dal privato”.
Olimpiadi 2036 tra Emilia-Romagna e Toscana? “Prima garantiamo il diritto allo sport”
In conclusione un commento alla recente proposta del presidente della Toscana, Eugenio Giani, di realizzare le Olimpiadi 2036 tra Toscana ed Emilia-Romagna: “Penso a un’Emilia-Romagna libera di sognare – sorride de Pascale – C’è un dato che riguarda i grandi eventi: le grandi manifestazioni olimpiche nelle città che non hanno già le infrastrutture necessarie si traducono in enormi spese nella costruzione di impianti che, dopo le Olimpiadi, risultano sovradimensionati e con enormi costi di gestione. L’idea di grandi eventi più sostenibili e meno “cattedrali nel deserto” passa dall’idea di valorizzare più territori, e non di concentrare tutto in un luogo solo, e fatico a immaginare sistemi territoriali tanto forti quanto Emilia-Romagna e Toscana rispetto all’impiantistica sportiva. Tuttavia la priorità sullo sport nei prossimi 5 anni è che non ci sia in Emilia-Romagna un bambino che non fa pratica sportiva perché i suoi genitori non se lo possono permettere o perché nella sua frazione non c’è un impianto, perché come esiste il diritto allo studio esiste anche il diritto allo sport, il più importante investimento sulla salute”.
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